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17 Maggio 2020 by walter in Diario
Foto di Sebastiao Salgado

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cari tutti,

da pochi giorni a questa parte, assieme alla Dott.ssa Cleidiane Pinheiro de Freitas (laureata in Studi Geopolitici ed Internazionali – Unisalento) abbiamo deciso di intraprendere una piccola ma fondamentale battaglia: sensibilizzare l’opinione pubblica con riguardo alla condizione degli Indios in Amazzonia, anche tenendo conto delle odierne ricadute epidemiologiche da COVID-19. Per farlo abbiamo iniziato rivolgendoci a tutti gli studenti universitari (convinti come siamo che, proprio tra quelle mura, risieda gran parte del sapere collettivo).

Oggi, l’estrema gravità della situazione, ci ha condotto a voler ulteriormente espandere il bacino dei nostri potenziali ascoltatori. Ecco che si è manifestato, qui, il prezioso apporto offertoci dalla Compagnia Teatrale ALIBI (Artisti Liberi e Indipendenti) che, nelle persone di Gustavo e di Walter, non ha esitato neppure un istante prima di dare ospitalità a questo appello.

I fatti risultano drammatici: il destino delle popolazioni indigene dell’Amazzonia è oggi messo in pericolo da un utilizzo scriteriato del potere o, meglio, da un impiego passivo dello stesso. Dolosamente passivo. In questo preciso momento, i territori del “Polmone verde della Terra” sono costantemente invasi dai soliti sfruttatori del “mondo civilizzato” senza che intervenga controllo alcuno da parte delle Autorità che pure avrebbero il dovere di vigilare e di proteggere le tribù Indios da occasioni deleterie di contagio.

Risuonano ancora oltraggiose alcune tra le tante affermazioni razziste rilasciate dal Presidente Jair
Bolsonaro in danno dei nativi. Due per tutte: “Non c’è territorio indigeno in cui non siano presenti minerali. In queste terre – e specialmente in Amazzonia, che è l’area più ricca al mondo – si trovano oro, stagno e magnesio. Non mi farò coinvolgere da questa pagliacciata di difendere la terra per gli Indiani.”
Campo Grande News, 22 aprile 2015

“[le riserve indigene] sono un ostacolo all’agrobusiness. In Brasile non si può ridurre la terra
indigena nemmeno di un metro quadro”
Campo Grande News, 22 aprile 2015

Posizioni, quelle da ultimo citate, che col tempo si sono ancor più radicalizzate, incancrenite tanto
da indurre eminenti personalità del calibro di Sebastião Salgado (subito dopo l’esplosione della
pandemia) a disquisire di “imminente genocidio”.
Dobbiamo far sentire la nostra voce.
Tutti!

Mi viene naturale pensare ancora una volta, a questo “contenitore di idee” che oggi ci offre parola:
il Teatro. Un Teatro quale insostituibile laboratorio di vita che, facendo della parola e dell’ascolto le sue armi migliori, si propone come cassa di risonanza dei Diritti universalmente riconosciuti e riconoscibili e come “scuola di formazione” per cittadini sempre migliori.

Non può esserci spettacolo alcuno senza che intervengano “attenzione” ed “empatia”.
Non può esserci miglioramento della società senza una naturale propensione verso “l’altro”.

Se da un lato la recente pandemia da COVID-19 ha inciso in maniera corposa sui precedenti stili di
vita, dall’altro è risultata capace di smascherare molte delle illusioni dietro le quali la nostra
“società occidentale privilegiata” si è sempre nascosta. Prima fra tutte l’illusione, per l’uomo, di
poter da solo decidere le sorti del mondo.
È bastato un virus, un elemento biologico di qualche miliardesimo di millimetro, per far vacillare
queste presunte certezze.
L’intero pianeta sembra precipitato in un clima di grande apprensione.
Siamo preoccupati per la nostra salute e per la salute dei nostri cari.
Abbiamo scoperto, così, in un modo assai brutale, di essere “parte”, parte di una profonda
interrelazione cosmica all’interno della quale nessun elemento (uomo compreso) può dirsi
indifferente rispetto al tutto.
La Terra si è manifestata per quello che è: un organismo unitario.

Da qui, una promessa: ripensare l’essenza di alcune vecchie categorie giuridiche ormai inadeguate a
relazionarsi con una complessità di siffatte proporzioni. “Sovranità” e “Confini” paiono tra i primi
ordini di idee ad aver ceduto il passo.
Come può un “potere” reclamare la sua capacità originaria di imperio su un determinato territorio se le scelte adoperate in una certa parte del mondo riverberano poi i loro effetti su tutta la restante
parte?
Come possono le relazioni umane svilupparsi in maniera armonica nell’esclusivo perimetro delle
frontiere se queste paiono cosa fittizia all’insorgere di un qualsiasi imprevisto?
Il coronavirus ci ha messi dunque di fronte ad una nuova dimensione delle cose, una dimensione
necessariamente e indifferibilmente sovranazionale.
Noi, tutti noi, siamo chiamati oggi a ripercorrere, in via generale, il medesimo tragitto a suo tempo
tracciato guarda caso proprio per l’affermazione dei Diritti della persona che, a partire dal secondo
dopoguerra (altro fatto epocale), hanno via via abbandonato la loro mera rilevanza interna per
abbracciarne una globale ed onnicomprensiva.

Ciò che accade, in qualsiasi altra parte del mondo, ci importa sempre.
Da donne e da uomini Liberi, ci importa.

Nuove sfide, certo.
Poco esplorate, affascinanti, virtuose ma che, proprio per questo, meritano di essere intraprese.

A chiunque vorrà soffermarsi su questi pensieri il compito di dare loro un’occasione ulteriore
apponendo la propria firma sulla petizione lanciata da Sebastião Salgado.

Grazie di cuore.

Dott. PAOLO PALADINI (laureato in Giurisprudenza – Università del Salento)

Smantellamento della politica indigenista in Brasile

Lo Stato brasiliano, circa 100 anni fa, ha creato il Servizio per la Protezione degli Indigeni e
l’Ubicazione dei Lavoratori nazionali (SPILTN), la prima struttura organizzativa responsabile di
una politica indigena ufficiale. La Fondazione Nazionale dell’Indio (Funai), oggi collegata al
Ministero della Giustizia, ricava le sue origini proprio dalla SPILTN, in seguito denominata solo
Servizio di Protezione all’Indio (SPI).1

Il vero marchio di garanzia per la tutela dei diritti dei popoli indigeni in Brasile avvenne con la
promulgazione della Costituzione Federale del 1988. Dopo secoli di negazione di un’esistenza
pluralistica in seno alla società, la carta magna riconobbe ai popoli originari alcuni diritti
specificamente espressi in un ben delineato capitolo (Titolo VIII, Dell’ordine sociale, Capitolo VIII, Degli indios) con precetti che garantiscono il rispetto dell’organizzazione sociale, i costumi, le lingue, le credenze e le tradizioni. Tra i diritti riconosciuti, quello al riconoscimento del loro
territorio ancestrale, si perdette nell’adirivieni burocratico e venne per giunta ostacolato dai
sempre presenti interessi dell’agrobusiness. Tuttavia, nonostante la politica indigenista fosse stata
inaugurata nel 1973 per fare, poi, un decisivo salto di qualità formale nel 1988, tra la
formalizzazione e la materializzazione dei diritti permase un abisso sostanziale che, con la politica
anti-indigena dell’attuale presidente, Jair Messias Bolsonaro, rischia di diventare del tutto
incolmabile.

Secondo il censimento della popolazione realizzato dall’Istituto Brasiliano di Geografia nel 2010 la
popolazione indigena era di circa 896 mila persone di cui 572 mila o il 63,8%, vivevano nella zona
rurale e 517 mila, o il 57,5%, vivevano in terre indigene ufficialmente riconosciute. A scanso di
equivoci va detto, però, che la materializzazione del diritto alla terra non è sinonimo di pace poiché richiede una lotta costante al fine di contrastare l’invasione di minatori illegali e grandi latifondisti.
Sono molte le iniziative dell’esecutivo che oggi rafforzano gli interessi di quest’ultimi a discapito
degli indigeni, tra queste va senz’altro ricordato il Progetto di legge 2 per consentire l’attività mineraria in terre indigene. Questo progetto rappresenta una terribile minaccia, non soltanto per i popoli indigeni, ma per l’intera umanità in quanto procede di pari passo con una serie di politiche volte allo smantellamento del diritto ambientale. In questo momento, c’è chi si sente già legittimato dai “discorsi” del presidente a invadere i territori indigeni portando malattie che, alla luce dell’attuale pandemia, potrebbero risultare fatali per intere tribù, soprattutto per quelle che vivono in isolamento volontario 3.

Il presidente, per accontentare i suoi sostenitori della Frente Parlamentar Agropecuária, ha
nominato a capo della FUNAI un nuovo presidente 4, “Marcelo Augusto Xavier”, uomo conosciuto
per essere più incline alla difesa degli interessi dei ruralisti che finora si sono dimostrati
inconciliabili con la tutela dei popoli indigeni.

Le politiche adottate dal presidente, oltre ad essere incostituzionali, violano palesemente gli
impegni internazionali assunti con la ratifica della Convenzione 169 dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro 5, soprattutto se si sottopone ad esame il diritto di consulta previa inerente a quelle politiche più da vicino che li riguardano.

La pandemia che ora affligge il pianeta trova, in Brasile, una popolazione indigena estremamente
vulnerabile. Nel 2019, il governo ha deciso di intervenire nel modello di gestione politica della
salute indigena portando alla soppressione di alcuni dipartimenti all’interno della Sesai (Secretaria
Nacional de SaúdeIndígena). Dunque, al momento, la pandemia causata dal Covid-19 potrebbe
aggravare a dismisura gli effetti deleteri della politica anti-indigena del presidente Bolsonaro. Ma
questo, d’altro canto, potrebbe cambiare se, per un momento, mettessimo da parte la nostra
indifferenza sulle sorti dei più vulnerabili.

I “loro” diritti sono, in realtà, i diritti di tutti. E, nel momento in cui soprusi e ingiustizie vengono commessi in “loro danno”, è l’intera umanità a subirne.
Nessuno si senta escluso.

Dott.ssa Cleidiane Pinheiro de Freitas

(laureata in Studi Geopolitici ed InternazionaliUnisalento)

 

1 Politica indigenistain http://www.funai.gov.br/index.php/nossas-acoes/politica-indigenista?limitstart=0#. Acesso il 02 mag. ’20.
2 Estrazione mineraria, turismo, allevamento, sfruttamento delle risorse idriche e degli idrocarburi. Tutte queste attività possono essere autorizzate nelle terre indigene, secondo il progetto che ha iniziato a essere elaborato questo giovedì (6) nella Camera dei deputati. Iniziato dal governo federale, il progetto che regola lo sfruttamento delle terre indigene (PL 191/2020) è in linea con le recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica, JairBolsonaro, che difende l'uso economico di questi territori. La misura è anche una promessa della campagna di Bolsonaro.
Fonte: Agência Senado in https://www12.senado.leg.br/noticias/materias/2020/02/06/chega-ao-congresso-projetoque-permite-mineracao-em-terras-indigenas. Acesso il 03 maggio 2020.
3 Se o coronavírus entrar nas aldeias, é possível que o aumento de casos seja explosivo',quinta-feira, 26 de Março de 2020 in https://www.socioambiental.org/pt-br/noticias-socioambientais/se-coronavirus-entrar-nas-aldeias-e-possivelque-aumento-de-casos-seja-explosivo-alerta-especialista. Accesso il 03 maggio ’20. Gli indigeni sono più vulnerabili dal punto di vista epidemiologico. Esistono diversi studi internazionali, che mettono a confronto la situazione delle popolazioni indigene in diverse regioni del mondo, dimostrando che sono sempre in svantaggio economico, sociale e sanitario rispetto ad altri gruppi nelle stesse località. Questa è anche una realtà in Brasile. La situazione varia a seconda della regione. Quello che abbiamo visto negli studi che abbiamo fatto è che soprattutto le infezioni respiratorie in queste popolazioni si diffondono molto rapidamente.
4 Abrão C., Quem é o delegado da PF que virou Presidente da FUNAI, 23 de julho de 2019. In
https://www.gazetadopovo.com.br/republica/funai-quem-e-novo-presidente-marcelo-augusto-xavier/. Acesso il 03 di maggio di 2020.
5 Presidência da República, Secretaria-Geral, Subchefia para Assuntos Jurídicos
DECRETO Nº 5.051, DE 19 DE ABRIL DE 2004. Promulga a Convenção nº 169 da Organização Internacional do Trabalho - OIT sobre Povos Indígenas e Tribais. In http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/_Ato2004-2006/2004/Decreto/D5051.htm. Acesso il 03 magio di 2020.

Petizione di Sebastião Salgado
Per conoscere nel dettaglio e firmare la petizione di Sebastião Salgado si rimanda al seguente link:
https://secure.avaaz.org/po/community_petitions/to_the_president_of_brazil_and_to_leaders_of_the_c_help_protect_the_amazons_indigenous_peoples_from_covid19

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